Lezioni apprese e raccomandazioni finali del progetto INGRiD

A cura di CEJI. A Jewish Contribution to an Inclusive Europe

L’istituzionalizzazione del concetto di intersezionalità nell’Unione europea è avanzata rapidamente da quando l’intersezionalità è stata inclusa per la prima volta nella strategia dell’Unione europea per la parità di genere 2020-2025. Oggi, anche se il concetto viene operazionalizzato in modo diverso e non sempre è accompagnato da chiare linee guida per la sua attuazione, la maggior parte delle politiche di parità dell’UE comprendono un approccio intersezionale. Tuttavia, come afferma Kimberlé Crenshaw, “l’intersezionalità non ha viaggiato solo dagli Stati Uniti all’Europa, ma anche dai margini al centro”, e questo potrebbe aver portato a una sua depoliticizzazione. 1

Oggi sorgono molte domande sulle implicazioni di un’efficace integrazione di questo strumento a tutti i livelli di governance: esistono linee guida per garantire una concreta attuazione dei progetti che affrontano la discriminazione intersezionale? Esistono principi che dovrebbero essere adottati per prevenire i rischi di ‘gentrificazione’, sempre possibili quando si traducono tali strumenti in luoghi geografici e campi di lavoro diversi?

Nel contesto del progetto Ingrid – Intersecting grounds of discrimination in Italy, la seguente serie di raccomandazioni è stata ricavata dalle esperienze dei partner durante l’attuazione del progetto, con l’obiettivo di fornire percorsi fruttuosi da condividere con chiunque voglia progettare e attuare interventi intersezionali. Le raccomandazioni si basano sulla revisione analitica delle conclusioni riportate nelle varie pubblicazioni del progetto, messe in relazione con le interviste qualitative condotte tra il 14 e il 25 novembre 2022 ai diversi partner in tre aree principali del lavoro di INGRID:

Ricerca: volta esplorare se e in che misura la prospettiva intersezionale è riconosciuta nelle politiche, nelle pratiche e nelle leggi contro la discriminazione in Italia e in Europa;

Formazione: volta a progettare e mettere in campo attività di formazione sul concetto di intersezionalità rivolte a una varietà di attori che operano in prima linea contro la discriminazione in Italia;

Sportelli antidiscriminazione: che si occupano di promuovere l’applicazione pratica della prospettiva intersezionale all’interno dei servizi di ascolto, riconoscimento e contrasto alla discriminazione in diverse regioni italiane.

Ricerca

Le interviste condotte confermano che la ricerca esplorativa è un punto di partenza fondamentale per fornire un quadro di riferimento per la successiva realizzazione delle attività di progetto. Nel progetto Ingrid, l’attività di ricerca ha offerto una comprensione approfondita circa il riconoscimento e l’adozione dell’intersezionalità nelle politiche, nelle pratiche e nelle leggi contro la discriminazione in Italia e a livello europeo. Questa panoramica ha anticipato la comprensione della complessità degli interventi (formazione, sportelli anti-discriminazione) nel contesto italiano, dove l’approccio mono-fattoriale prevale ancora nel lavoro antidiscriminatorio. Questa prima fase del processo è stata considerata fondamentale anche per costruire un allineamento tra i partner e gli stakeholder sulle implicazioni teoriche e poi pratiche del concetto di intersezionalità nell’attuazione del progetto.

La ricerca ha preso in considerazione non solo la concettualizzazione di Kimberlé Crenshaw, ma anche il lavoro di organizzazioni europee e autrici italiane che hanno tradotto l’approccio in nuovi contesti, prestando particolare attenzione alla posizionalità degli individui, fornendo una comprensione delle identità intersezionali non come una debolezza, come a volte erroneamente sottolineato, ma come una risorsa per l’emancipazione.

La ricerca condotta nel campo del lavoro sociale con comunità di migranti, rifugiati, richiedenti asilo, detenuti, donne vittime di violenza, studenti e diverse minoranze religiose hanno permesso di riconoscere diversi modelli di discriminazione strutturale e istituzionale. Inoltre, la ricerca basata su incontri bilaterali con una serie di enti istituzionali e non profit in Liguria, Veneto e Trentino, ha permesso di identificare meglio la necessità di approcci innovativi e radicali che aumentino consapevolezza della intersezionalità e della discriminazione intersezionale.

Raccomandazioni

1. Promuovere una risposta intersezionale alla discriminazione richiede

un cambiamento strutturale e culturale nel settore pubblico che deve essere preso in considerazione nella progettazione degli interventi e delle politiche sociali.

Pertanto, per promuovere risposte ‘olistiche’ al problema della discriminazione intersezionale, è necessario prevedere una rivisitazione radicale del modus operandi delle organizzazioni, in cui la contaminazione sia considerata un’opportunità di arricchimento reciproco e la messa in discussione della rigidità delle nozioni di “sfera di responsabilità” dei servizi pubblici;

2. Ulteriori sforzi nei processi di mappatura delle reti devono essere compiuti per creare comunità di pratica. Ciò dovrebbe comportare un

trasferimento e una diffusione dal basso verso l’alto delle conoscenze delle organizzazioni della società civile alle istituzioni incaricate di dare risposte dirette alla discriminazione, colmando la forte frammentazione delle politiche, dei servizi e dell’organizzazione sociale, limitata da un quadro giuridico settoriale;

3. È necessario rafforzare lo sviluppo delle capacità e la formazione delle operatrici/operatori sociali e delle/dei funzionarie/funzionari pubblici per garantire lo sviluppo di una sensibilità intersezionale e per innescare pratiche riflessive nella trasformazione dei servizi sociali. Gli attori chiave impegnati ad affrontare le discriminazioni intersezionali devono saper riconoscere le questioni sociali e sistemiche che generano queste particolari forme di discriminazione e sostenere meglio le vittime nel processo di riconoscimento delle discriminazioni intersezionali.

4. L’azione di sensibilizzazione pubblica deve comprendere un impegno nel contrastare i pregiudizi e

potenziare le narrazioni delle identità intersezionali come risorsa, promuovendo l’’agency’ dei soggetti e decostruendo gli stigmi che etichettano queste comunità come “vulnerabili”.

Nell’ambito del progetto sono state condotte interviste anche in relazione alla ricerca esplorativa sulla “rappresentazione sociale degli adolescenti e le loro esperienze relative a diversità, intolleranza e discriminazione”. La ricerca, basata su focus group svolti in diverse classi di due scuole situate a Schio, una città del Veneto, è vista dalle ricercatrici come un esercizio che contribuisce a identificare ulteriormente gli aspetti critici e i bisogni per affrontare la discriminazione intersezionale nelle due scuole della regione.

5. Formazione e capacity building devono stimolare le/gli insegnanti a

trasformare il sistema scolastico e le classi in spazi attivi contro la discriminazione, sviluppando strategie adeguate negli interventi educativi;

6. Una formazione ‘olistica’ contro la discriminazione deve essere inclusa in tutte le aree dei curricula scolastici, compreso il lavoro sulla costruzione di narrazioni e l’accesso a strumenti per riflettere sulla propria posizionalità e sul particolare punto di vista in cui ci posizioniamo quando esprimiamo le nostre idee (place of speech). L’apprendimento tra pari dovrebbe essere considerato una metodologia efficace per promuovere una cultura antidiscriminatoria nel contesto scolastico.

7. Le ricerche condotte confermano inoltre che le minoranze religiose sono spesso una categoria trascurata nel lavoro antidiscriminatorio. Di conseguenza, coltivare la consapevolezza intersezionale includendo le minoranze religiose sia nel contesto educativo che nel campo del lavoro sociale dovrebbe essere considerata una priorità per affrontare meglio la discriminazione intersezionale per tutte e tutti.

Formazione

Le interviste condotte con i partner responsabili delle attività di formazione nei servizi pubblici, con le Forze dell’ordine, con gli studenti, gli insegnanti e negli sportelli antidiscriminazione hanno confermato che l’apprendimento esperienziale è stato fondamentale per lavorare sulla posizionalità delle/dei partecipanti e sviluppare una sensibilità intersezionale. Le attività di formazione hanno coltivato un processo di riflessione che ha stimolato una lettura del proprio posizionamento sistemico di sé lungo gli assi di privilegio e potere e una migliore comprensione delle disuguaglianze sistemiche.

Raccomandazioni

1. Gli sforzi strategici di advocacy devono essere indirizzati ad aumentare ulteriormente le ore formazione e a promuovere benefici e incentivi in cambio della partecipazione ai percorsi formativi quando non obbligatori.

2. Le attività “Open Mic”, basate su focus group come pratica formativa, sono pratiche molto efficaci e da sviluppare ulteriormente.

Incentrate sulle esperienze delle comunità razzializzate e minoritarie contribuiscono a diffondere e amplificare le loro esperienze e istanze.

La raccolta di dati quantitativi e qualitativi attraverso i focus group in questa attività sembra essere una pratica promettente per sviluppare uno strumento di monitoraggio utile a colmare le lacune nella raccolta dei dati sulla parità (equality data) a livello locale.

Sportelli anti-discriminazione

Le interviste condotte con i partner che lavorano negli sportelli antidiscriminazione hanno sottolineato l’importanza di operare all’interno di una rete e di un sistema di stakeholder. Il contributo alle attività di formazione e ricerca ha amplificato la possibilità di osservare e analizzare, con un’ottica intersezionale, le diverse situazioni e sfide che le/gli operatrici/operatori affrontano quotidianamente.

Raccomandazioni:

Alcune delle raccomandazioni generali qui presentate hanno già iniziato a essere attuate dal progetto stesso.

1. A causa dei limiti strutturali e delle sfide segnalate dai diversi sportelli antidiscriminazione,

è necessario stanziare risorse a lungo termine per garantirne la sostenibilità e consolidare ulteriormente il lavoro svolto, favorendo l’allargamento delle parti interessate e promuovendo la cooperazione a livello nazionale;

2. A causa della mancanza di dati disaggregati o intersezionali da parte dell’organismo nazionale per la parità in Italia, l’Ufficio antidiscriminazioni Razziali (UNAR), il rafforzamento dello Sportello antidiscriminazioni di Trento rappresenta un passo avanti essenziale per lo sviluppo delle attività di monitoraggio e raccolta dati a livello locale in Trentino. Inoltre, la creazione di strumenti e risorse per aumentare la consapevolezza e la visibilità intersezionale mira anche a prevenire l’under-reporting dei casi di discriminazione.

Raccomandazioni di policy

  1. INGRiD chiede l’adozione urgente di politiche e strumenti giuridici e istituzionali avanzati in Italia in materia di antidiscriminazione, come il Piano d’azione nazionale contro il razzismo (NAPAR), che dovrebbe essere approvato entro la fine del 2022, come indicato nel Piano d’azione dell’UE contro il razzismo;
  2. INGRID chiede maggiore indipendenza e risorse umane e finanziarie per l’UNAR, in linea con la recente iniziativa della Commissione europea che intende stabilire standard minimi vincolanti per gli organismi di parità, basandosi sulla Raccomandazione della Commissione UE del 2018 e anche su altre fonti come la Raccomandazione di policy generale n. 2 della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) e i Principi di Parigi applicati alle istituzioni nazionali per i diritti umani (NHRI);
  3. Sono necessari ulteriori sforzi per coordinare un processo di mappatura degli attori chiave e delle organizzazioni della società civile che possono formare una coalizione nazionale a sostegno del NAPAR garantendo un impegno rappresentativo e trasversale nel processo che porterà alla preparazione del Piano da parte di UNAR e avanti azioni di advocacy affinché esso venga approvato. Una coalizione per il NAPAR potrebbe anche guidare gli sforzi congiunti per combattere la crescente propaganda populista di destra che si sta diffondendo in Italia.
  4. INGRID sostiene la risoluzione del Parlamento europeo sulla discriminazione intersezionale sulla “creazione di un meccanismo di mainstreaming per la cooperazione e il coordinamento delle politiche di uguaglianza dell’UE e nazionali, garantendo che tutti i tipi di discriminazione, in particolare quelli che si intersecano, siano presi in considerazione nella revisione e nell’adozione delle politiche, anche attraverso valutazioni sistematiche dell’impatto di genere e di uguaglianza; incoraggia gli Stati membri ad adottare o rafforzare il diritto penale e civile che proibisce sia la discriminazione intersezionale che quella multipla e chiede lo sviluppo di linee guida dell’UE, compreso lo scambio di buone pratiche sull’adozione di un approccio intersezionale nella definizione delle politiche”.
  5. L’ulteriore sviluppo delle politiche dell’UE in materia di educazione e formazione che indichino la formazione come strumento fondamentale per integrare strutturalmente l’intersezionalità a livello europeo.

Tre principi guida per la progettazione e l’attuazione di progetti intersezionali

Questi principi per l’intervento, la progettazione e l’attuazione di iniziative intersezionali si basano sul dialogo tra gli standard europei e internazionali e le esperienze raccolte attraverso l’attuazione del progetto INGRiD.

Se questa sezione non vuole essere una proposta finale e definitiva, ma piuttosto un lavoro aperto per ulteriori esplorazioni e analisi a sostegno delle pratiche intersezionali, i seguenti principi contengono gli elementi più importanti circa l’etica dell’azione da tenere a mente quando si progettano iniziative intersezionali.

Posizionalità e dinamiche di potere

Le/i responsabili di progetto e gli attori coinvolti nella progettazione e nell’attuazione delle attività devono lavorare sull’autoconsapevolezza e sulla decostruzione dei pregiudizi relativi alla propria posizionalità nel contesto in cui il progetto sarà attuato. Introdurre attivamente una lente intersezionale implica un’accurata volontà di riflettere sulle dinamiche di potere e sulla soggettività dei membri del team. Quali sono i diversi vantaggi e svantaggi, i valori e le conoscenze possedute dai membri del team nelle varie aree della propria vita e come questo potrebbe avere un impatto sul progetto. Questo esercizio potrebbe essere cruciale per comprendere meglio come le caratteristiche personali degli individui coinvolti in relazione a diversi motivi protetti come l’orientamento sessuale, la razza o l’etnia, la religione, lo status socioeconomico, la disabilità o l’identità di genere possano condizionare i punti di vista e i processi decisionali relativi a tutte le aree della progettazione: ambito dell’azione, governance del progetto, gestione degli stakeholder e ulteriori metodi di intervento. Queste fasi possono essere cruciali per identificare meglio le dinamiche di potere che avranno un impatto sui destinatari e sulla loro partecipazione.3

Analisi del contesto

Il tempo e lo spazio sono nozioni cruciali da tenere a mente in quanto costruiscono modi di conoscenza culturali ed epistemologici. Insieme a una precedente autoverifica della posizionalità e delle dinamiche di potere, il tempo e lo spazio contestualizzano i diversi privilegi e vantaggi sperimentati.4 Pertanto, un’analisi completa delle radici e delle cause della discriminazione intersezionale in quel particolare contesto in cui verrà attuato il progetto potrebbe essere necessaria per migliorare la comprensione di “chi è colpito e come”5 e quali sono i fattori storici, strutturali, istituzionali e individuali che intervengono e che devono essere presi in considerazione per valutare i bisogni della popolazione target. Le metodologie dei focus group o gli spazi di riflessione all’interno del progetto dovrebbero essere una caratteristica fondamentale per assicurarsi che i punti di vista delle comunità interessate siano coinvolti per informare meglio l’analisi del contesto.

Centrare i margini e includere prospettive e saperi diversi

Le dinamiche dal basso verso l’alto che garantiscono empatia, trasparenza, fiducia e dialogo devono essere al centro di qualsiasi progetto che adotti un approccio intersezionale. Pertanto, le comunità colpite dalla discriminazione intersezionale devono essere attori centrali e rappresentati nel team di lavoro che definisce gli obiettivi e le finalità principali.6 Di conseguenza, l’intersezionalità, in quanto strumento analitico che si occupa delle teorie della conoscenza e, quindi, della produzione della conoscenza e del potere, richiede l’inclusione nella progettazione e nell’attuazione del progetto di prospettive e visioni del mondo di persone che sono state storicamente emarginate nel processo di produzione della conoscenza.7 Questo processo può contribuire a interrompere le dinamiche oppressive nella produzione e nella rappresentazione della conoscenza. L’inclusione delle conoscenze tradizionali delle popolazioni colonizzate nella produzione di conoscenza può servire, ad esempio, a modificare radicalmente i discorsi coloniali dominanti.8

[1] Roig, E. (2008) “Intersectionality in Europe: a depoliticized concept?” [Preprint]. Available at: https://doi.org/10.17176/20180306-142929.

[2] UNPRPD, U.N.W.O.M.E.N. (ed.) (2021) INTERSECTIONALITY RESOURCE GUIDE AND TOOLKIT An Intersectional Approach to Leave No One Behind, Intersectionality resource guide and toolkit. United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women (UN Women).pp.18-20 Available at: https://www.unwomen.org/sites/default/files/2022-01/Intersectionality-resource-guide-and-toolkit-en.pdf (Accessed: December 7, 2022).

[3] Hankivsky, Olena. (2012). An Intersectionality-Based Policy Analysis Framework. P, 19

[4] UNPRPD, U.N.W.O.M.E.N. (ed.) (2021) INTERSECTIONALITY RESOURCE GUIDE AND TOOLKIT An Intersectional Approach to Leave No One Behind, Intersectionality resource guide and toolkit. United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women (UN Women). Available at: https://www.unwomen.org/sites/default/files/2022-01/Intersectionality-resource-guide-and-toolkit-en.pdf (Accessed: December 7, 2022).

[5] Council of Europe and North-South Centre (eds) (n.d.) How to mainstream Intersectional inclusion in your project – north-south centre – publi.coe.int, Council of Europe: Intersectionality transforms our perceptions, perceptions shape our realities . How to mainstream Intersectional inclusion in your project . Available at: https://www.coe.int/en/web/north-south-centre/intersectionality (Accessed: December 7, 2022).

[6] Hankivsky, Olena. (2012). An Intersectionality-Based Policy Analysis Framework. P, 19

[7] Fredericks, B., Adams, K. and Edwards, R. (2011) “Aboriginal community control and decolonizing health policy: A yarn from Australia,” Democratizing Health [Preprint]. Available at: https://doi.org/10.4337/9780857931818.00012.